Prof. Avv. Fiorella Lunardon
 

Sindacato, digitalizzazione dell’economia e lavoro tramite piattaforma

Un commento della professoressa Lunardon sul processo di differenziazione nei modelli organizzativi e di regolazione del lavoro delle piattaforme e delle conseguenze rispetto alla protezione sociale dei lavoratori
Il sindacato è chiamato oggi a svolgere un ruolo di indubbia responsabilità di fronte alle grandi trasformazioni dell’economia e della società quali la transizione ecologica, la globalizzazione, la digitalizzazione dei sistemi produttivi.
 
Si tratta di uno scenario altamente complesso che rischia a sua volta di alimentare il mai sopito conflitto intersindacale, oltre che di suscitare reazioni inedite da parte di soggetti istituzionali finora estranei al sistema, come dimostra la vicenda del CCNL Assodelivery/UGL, il primo contratto collettivo di categoria dei riders stipulato il 15 settembre 2020. Ad esso il Ministero del Lavoro ha negato la possibilità di essere ascritto tra i contratti collettivi destinatari del rinvio legislativo di cui all’art. 47 quater del d. lgs. n. 81/2015 (in tema di compenso dei collaboratori autonomi), rilevando – su base meramente interpretativa – il difetto di maggior rappresentatività comparativa sul piano dei soggetti stipulanti, gli unici peraltro rappresentativi della categoria specifica.
 
In contrappunto con il richiamato contratto collettivo, le OO.SS. “tradizionali” del settore Logistica, trasporto merci e spedizione hanno quindi siglato il 2 novembre 2020 un Accordo che estende tout court ai riders autonomi l’applicazione delle tutele ivi stabilite per i riders subordinati, con ciò dimenticando l’esistenza di una pluralità di regimi possibili per il lavoro tramite piattaforma.
 
Il caso è emblematico degli ostacoli che i percorsi aggregativi di nuovi interessi (come quello dei lavoratori autonomi o co. co. co.) possono incontrare in un sistema in cui il sindacato è ancora lontano dall’affrancarsi dalla vecchia logica (appropriativa) della tutela unidirezionale mentre non v’è dubbio che il momento storico richiede a tutti i protagonisti del sistema una versatilità di approccio, finora sconosciuta ai più, che consenta la costruzione di discipline appropriate e flessibili (non rigide e monodimensionali) per il mondo dei lavoratori digitali. Il vero modello “vincente” non potrà essere che un modello aperto e pluralista, che sappia trarre vantaggio da tutte le opzioni regolamentative offerte dall’ordinamento giuridico prima ancora che invocare improbabili cambiamenti di quest’ultimo.

 
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