La Suprema Corte, con la sentenza 26678 del 10 novembre 2017, ha ribadito il proprio consolidato orientamento circa l’onere per il datore di lavoro di provare il reperimento da parte del dipendente licenziato di una nuova occupazione.
In particolare, la Corte di Cassazione ha confermato che, a supporto dell’eccezione di aliunde percpetum (riduzione del danno in ragione dei compensi percepiti per l’espletamento, successivamente al licenziamento, di altra attività lavorativa), il datore di lavoro deve allegare specifiche circostanze di fatto ritenendo inammissibili istanze istruttorie generiche o esplorative.
Alla stregua di tale principio, la Suprema Corte ha confermato la sentenza di merito che non aveva ammesso l’interrogatorio formale di un lavoratore finalizzato alla prova del reperimento di altra occupazione né l’ordine di esibizione ed informazioni presso le amministrazioni pubbliche in merito ai redditi di lavoro percepiti successivamente al recesso.