Nel caso preso in considerazione dalla Corte di Cassazione, il lavoratore è stato licenziato in tronco per aver presentato al datore di lavoro documentazione attestante consumo di pasti mai avvenuto al fine di ottenere un rimborso indebito.
Appurata la falsità della documentazione fornita dal lavoratore (stante l’incompatibilità tra l’orario di emissione degli scontrini, l’orario di apertura degli esercizi commerciali e l’orario di servizio del lavoratore), il datore ha disposto l’immediato licenziamento.
Il ricorso promosso dal lavoratore, accolto nel primo grado di giudizio, è stato respinto dalla Corte di appello di Roma con sentenza confermata dalla Suprema Corte
In particolare, rilevato come non fosse nemmeno contestata dal lavoratore la mancata fruizione dei pasti per cui aveva richiesto il rimborso spese, i giudici di appello hanno ritenuto che la condotta del dipendente lesiva del vincolo fiduciario sotteso al rapporto di lavoro in quanto suscettibile - per la sua gravità da cui trapela l’assenza di correttezza e di sensibilità per i i propri doveri di lavoratore - di porre in dubbio il futuro corretto adempimento della prestazione
Tale motivazione è stata pienamente condivisa dalla Suprema Corte.