Temi
 

Il danno non patrimoniale da inattività lavorativa deve essere sempre provato dal lavoratore

Con la sentenza del 26 luglio 2017, n. 18506, la Corte di Cassazione cassando sul punto la sentenza resa dalla Corte di Appello di Firenze, ha stabilito che non è ravvisabile alcun danno esistenziale nella mancanza di lavoro in quanto tale
18/08/2017
Secondo la recente sentenza 26 luglio 2017, n. 18506 resa dalla Corte Suprema di Cassazione, Sezione Lavoro, «la liquidazione equitativa della componente esistenziale del danno alla persona presuppone la allegazione in concreto e la prova da parte del lavoratore del complessivo peggioramento della qualità della vita, sul piano delle relazioni umane e del contesto familiare sicché non è configurabile un danno implicito nella mancanza di lavoro ma spetta all’interessato allegare precisi elementi di fatto e fornire la prova del danno, anche avvalendosi di presunzioni».
 
In un caso di privazione totale dell’attività (il lavoratore era rimasto privo di mansioni stante il rifiuto del datore di assegnare mansioni diverse e compatibili con l’inabilità temporanea accertata dal medico competente), la Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva per ciò solo riconosciuto il danno esistenziale ribadendo che la liquidazione del danno non patrimoniale presuppone l’allegazione e la prova del complessivo peggioramento della qualità della vita, sul piano delle relazioni umane e del contesto familiare.
  

 
 




 
Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001. Il sito non ha fini di lucro e le immagini pubblicate sono prevalentemente tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo a amministrazione@tosieassociati.it. Saranno immediatamente rimosse.