La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2058/2025, ha ribadito che il diritto di critica non può sconfinare nella diffamazione, confermando la legittimità del licenziamento di una dipendente che aveva diffuso contenuti lesivi dell’onore dei superiori tramite Facebook e comunicazioni aziendali. Secondo la Corte, il linguaggio utilizzato dalla lavoratrice aveva oltrepassato i limiti della continenza espressiva, giustificando così l’applicazione della sanzione espulsiva in quanto proporzionata alla gravità della condotta.