Con la pronuncia del 12 novembre 2021 la Suprema Corte ha stabilito che i dati contenuti nel pc aziendale in dotazione al dipendente e utilizzati per lo svolgimento dell’attività lavorativa sono patrimonio aziendale.
Il dipendente che cancelli o manipoli o trasferisca all’esterno tali dati attua una condotta disciplinarmente rilevante, commette illecito civile e penale e può essere tenuto al risarcimento dei danni.
Ne consegue che, se durante il controllo del pc dell'ex dipendente, il datore di lavoro scopre documenti privati del dipendente, da lui cancellati, ma rilevanti per dimostrare l'infedeltà, lo stesso datore può farne uso in sede giudiziale per tutelarsi o chiedere i danni.