A fronte di una contestazione disciplinare intervenuta a distanza di 5 mesi dalla conoscenza dei fatti, la Suprema Corte (con la sentenza n. 22610 del 27 settembre 2017) ha ritenuto infondata l’eccezione di tardività della contestazione formulata dal lavoratore ribadendo che la sospensione cautelare del dipendente (nel caso de quo disposta nell’imminenza della conoscenza dei fatti) manifesta l’intenzione del datore di lavoro di esercitare la propria potestà disciplinare escludendo così radicalmente ogni affidamento del lavoratore circa la tolleranza datoriale.