Caldo estremo e lavoro, firmato il protocollo nazionale: più tutele per i lavoratori

Datori di lavoro obbligati a considerare il rischio climatico nella valutazione aziendale. Previste intese contrattuali, ammortizzatori sociali automatici e misure specifiche nei cantieri
04/07/2025
Con l’estate 2025 già segnata da temperature record, arriva il nuovo "Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche", sottoscritto il 2 luglio dalle parti sociali con il supporto del Ministero del Lavoro. Il documento, frutto di un confronto tra sindacati e rappresentanze datoriali, riconosce formalmente il cambiamento climatico come fattore di rischio strutturale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, sia all’aperto che al chiuso.
 
Il protocollo impone che la valutazione dei rischi aziendali (art. 28 del D.lgs. 81/2008) sia aggiornata per includere le condizioni microclimatiche estreme. Questo vale per tutte le lavorazioni, ma particolare attenzione è riservata ai settori outdoor, come edilizia e agricoltura, e alle mansioni indoor in ambienti non climatizzati. I datori di lavoro dovranno attivarsi tempestivamente in caso di allerta caldo consultando il sito del Ministero della Salute ([www.salute.gov/caldo), organizzando pause, rimodulando turni e orari, fornendo DPI adeguati alla stagione e garantendo aree d’ombra e ristoro.
 
Ampio spazio è riservato alla contrattazione collettiva: il protocollo promuove la stipula di intese settoriali, territoriali o aziendali che traducano le buone pratiche in misure operative vincolanti. Tra gli strumenti incentivati: informazione e formazione mirata, sorveglianza sanitaria, indumenti adeguati, turnazioni flessibili. Nei cantieri, il coordinatore per la sicurezza dovrà includere il rischio climatico nei piani di sicurezza, anche nei PSC e POS.
 
Le imprese che applicheranno protocolli attuativi potranno accedere a strumenti di premialità INAIL, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica. Sul fronte normativo, si richiede al Ministero del Lavoro di riconoscere formalmente tali protocolli come base per:
  • l’attivazione automatica degli ammortizzatori sociali (CIGO, CISOA) in caso di sospensione o riduzione dell’attività per ondate di calore;
  • la legittimazione di ritardi nei lavori legati a eventi estremi, esonerando le imprese da eventuali responsabilità;
  • il supporto a rimodulazioni orarie straordinarie.
Entro sei mesi dalla firma, le parti si riuniranno per verificare l’attuazione del protocollo, con la possibilità di istituire gruppi di lavoro territoriali o settoriali, anche con il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali.
 
Si tratta di un passo avanti fondamentale per trasformare l’emergenza climatica in un elemento strutturale della regolazione del lavoro, rafforzando il legame tra prevenzione, diritti e sostenibilità.
 
 


Foto: rawpixel.com / U.S. Department of Agric.
 
 
 




 
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